
Dopo un anno di grande padel, anche un po’ alieno, il Mexico Open è stata come tappa una grande sorpresa (magari la prima parola che hai pensato è stata “delusione”).
Certo, l’organizzazione del World Padel Tour ha dovuto trovare delle soluzioni che ovviassero l’altura e il gioco già così esplosivo e veloce dei giocatori professionisti.
La soluzione è ricaduta sulle palle. Infatti per evitare che il gioco in campo fosse così rapido da non generare scambi, hanno scelto delle palline con molta meno pressione del consueto con lo scopo di rallentare la velocità.
E chi ha visto le partite sa perfettamente che ci sono riusciti, fino quasi ad un livello soporifero che, aggiunto agli orari praticamente notturni degli incontri a causa del fuso orario, non l’ha forse resa la tappa più emozionante in termini assoluti.
Abbiamo infatti assistito a scambi a tratti grotteschi, esageratamente lunghi e di una lentezza esasperante… a momenti sembrava di guardare una partita di circolo, con i giocatori che si spostavano in campo camminando invece che le consuete corse e scatti da un lato all’altro. Di fatto, se siete soliti utilizzare spesso le palline del circolo o comunque, riutilizzare allo sfinimento le palline prima di aprire un tubo nuovo, vi capiterà sovente di trovarvi in situazioni simili dove la pallina non cammina e non ti assiste granché nei colpi più veloci.
Possiamo anche immaginare quanto è stata faticosa questa tappa per i giocatori stessi che si sono trovati in una situazione di aria più rarefatta con scambi interminabili.
Non è un caso che spesso si è visto chiudere il punto per un errore banale piuttosto che per un bel vincente.
Forse anche è stata eccessivamente punitiva per le teste di serie che per tutto l’anno hanno dominato il circuito per poi trovarsi nell’ultima tappa a vedersi eliminati da coppie solitamente meno performanti, per condizioni estreme e non sotto il loro controllo più che per loro incapacità.
Insomma, da che lato guardiamo le scelte messicane, sembrano non aver premiato nessuno: non i giocatori e non gli spettatori.
Però! C’è un enorme però, almeno per noi giocatori amatoriali.
Ormai è facile trovare professionisti per prendere lezioni e imparare i gesti tecnici tipici di questo sport ma ancora è complicato voler approfondire gli aspetti più tattici e strategici: non ci sono libri, pochi tutorial più che altro incentrati alla tecnica e poco altro.
Per questo di solito ci troviamo più affini nel gioco femminile professionistico perché ci permette di osservare meglio un gioco simile a quello che siamo più in grado di fare anche noi (esagerando… diciamo che ci permette di riconoscere le diverse fasi del gioco). Per questa ragione, questa tre giorni messicana è forse la più grande lezione tattica che possiamo mai ricevere dai professionisti di questo magnifico sport.
La gestione di scambi tanto lunghi e gli smash che spesso e volentieri risultavano meno efficaci del solito se non del tutto dannosi, ha infatti costretto tutti i giocatori a sfoderare il loro miglior padel classico, fatto di controllo e gioco intelligente, che crea e si approfitta dei buchi in campo per mettere a terra la pallina. Oppure ancora, tutte le volte che il giocatore ha fatto un vincente, o quello che sarebbe dovuto essere un colpo vincente e, non riuscito, ha ricominciato lo scambio ripartendo a costruire per crearsi l’opportunità di un nuovo tentativo di chiusura, diversi scambi dopo.
Volendo osservare con occhi diversi questi match del Mexico Open, si può guardare con la giusta calma le scelte tattiche e strategiche che i giocatori hanno fatto passo passo, in relazione alla posizione degli avversari, in base al punteggio e alle scelte strategiche fatte in campo. Ricordando, una volta di più che nel padel premia il saper piazzare bene il colpo molto più che la forza con cui scegli di affrontare la pallina.
Così come si è potuto osservare quanto la forma fisica del singolo ha inciso sull’esito delle partite, dove tutti hanno dovuto gestire una maggior fatica… ma qualcuno ha saputo gestire questo extra fisico, qualcuno ne ha sofferto al punto di perdere in lucidità mentale.
Se hai visto qualche match del Mexico Open, ti è forse capitato di vedere ad esempio la semifinale Stupa/ Ruiz contro Lebron e Galan. Ruiz era in grave, grandissima difficoltà fisica e da un certo punto in poi, la loro posizione in campo è cambiata per permettere a Ruiz di risparmiare le forze ed essere incisivo sulle palle che gli riuscivano meglio… con Stupa che copriva a tutto campo quando serviva essere esplosivi. Ed è stato vincente visto che poi hanno vinto la partita.
Che sono situazioni molto vicine al nostro modo di vivere, come amatori, il padel, nel bene e nel male!
Palline poco performanti, compagni di gioco (o noi) non performanti al meglio per difficoltà fisiche, scarsa resistenza su scambi lunghi o partite che si protraggono oltre un certo minutaggio… capita spesso nel padel amatoriale ed è importante poter inserire dei correttivi per portare a casa il risultato o l’obiettivo che ci siamo prefissati.
Ecco quindi una nuova chiave di lettura per riguardare (a piccole dosi) le partite dello scorso week end con un interesse specifico che porterà grandi miglioramenti nel nostro modo di gestire tatticamente e strategicamente anche le nostre piccole e grandi sfide in gabbia!
Buon padel a tutti
by Roberta Lozza
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