
Vi sono tre cose assolutamente da evitare in una partita di padel, ma quali sono? scopriamolo insieme
Non cerchiamo nell’articolo soluzioni magiche, non fare queste cose che descriviamo di seguito, non garantisce che vinceremo una partita, ma, è quasi certo che, se le lasciamo accadere, saremo sconfitti.
E quel che è peggio, non sarà che gli altri ci hanno battuto, ma noi che abbiamo perso!
Cosa dovremmo evitare di fare in una partita?
1. Lasciare che i nervi ci possano dominare
Vedo già arrivare la domanda: “Quanto è facile da dire! Ma se anche i professionisti riconoscono di essere nervosi in molte partite!”
Non si tratta di non avere nervi, tutti li hanno in circostanze di massima pressione ed è qui che il controllo mentale non è solo a livello della testa, ma anche a livello del “secondo cervello“, come lo chiamano gli scienziati, quello che è nel sistema digestivo, nelle nostre viscere autentiche, quello che è influenzato e agisce dalle emozioni più elementari: paura, rabbia, euforia.
Essere in grado di “padroneggiare i nervi” e avere un controllo delle emozioni è qualcosa che si impara con il dolore, non c’è altro modo, ma vi sono alcune cose che possono aiutare:
- Mettere le cose in prospettiva: se riusciamo ad allontanarci dalla situazione per poter percepire ciò che sta accadendo “da lontano“, o “guardando oltre” il momento, possiamo raggiungere più freddezza e tranquillità per il nostro processo decisionale.
- Comprendere che tutto è un processo: un punto è dentro un gioco, cioè dentro un set, che è dentro una partita, tra le centinaia che giocheremo. La fiducia, che è la chiave per non essere in una tensione che ci annulla, è costruita con piccoli mattoni che mettiamo con ogni punto che giochiamo bene, fino a quando non costruiamo un muro sicuro.
- C’è sempre un’altra opportunità: una delle cose migliori della competizione spesso è la voglia di rivincita. Riconoscere che il rivale che ci ha battuto ha giocato meglio quel giorno, ci rassicura anche di poter pensare che, nel prossimo incontro, il risultato cambierà.
2. Non dare il massimo
Questo può accadere con giocatori inesperti, giovani e/o impulsivi, ma raramente con un vero “Giocatore”, con la Lettera Maiuscola, non importa di che livello sia, perché parla anche la qualità della persona che uno è.
Se qualcuno in una situazione competitiva non dà il suo massimo, è riprovevole, a meno che non riconosca che la situazione lo stia travolgendo, e torniamo al punto precedente.
Una delle cose peggiori che si possano fare in uno sport di squadra (anche se si tratta di due persone), non sia dare il massimo, per uno, ma di più per l’altro, perché rappresenta uno spettacolo di egoismo e di rispetto per il prossimo.
Quindi questo punto è centrale per essere considerato un buon partner e giocatore.
3. Non avere un piano
C’è un detto che dice: “Chi non pianifica il successo sta pianificando il fallimento“, a cui ne aggiungiamo un altro “Puoi entrare e giocare con un buon piano o un cattivo piano, quello che non puoi fare è entrare senza un piano.”
Capito il punto, vero? Ora, un piano non è un’elaborazione sofisticata, con punti di forza, debolezza, statistiche di punti, e dove i rivali di solito giocano nei momenti importanti, che lo si lascia per il lavoro degli allenatori con i professionisti.
No, un piano è una tabella di marcia che ci dice cosa dobbiamo fare cercando di usare le nostre migliori armi insieme.
E non sarebbe male avere un’alternativa, un Piano B, nel caso proprio quel giorno, quello che noi siamo in grado di fare meglio, non venga fuori, o che incontriamo avversari in gradi di neutralizzare bene la nostra tattica consueta.
Riassumendo
I primi due elementi si riferiscono alle emozioni, e l’ultimo, alla mente.
Tutti e tre sono importanti, ma gli ultimi due sono volontari, non è “qualcosa che ci è successo“, c’è una decisione precedente, e se facciamo le cose bene, possiamo persino raggiungere l’autocontrollo nel controllo dei nervi. È tutta una questione di atteggiamento. Come si dice in inglese: “It´s up to you” (tutto dipende da te).
fonte: Padel Addict byTata Echegaray
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